Doppio inganno al Valentino. Un intrigo tra Venezia e Torino by Massimo Tallone

Doppio inganno al Valentino. Un intrigo tra Venezia e Torino by Massimo Tallone

autore:Massimo Tallone [Tallone, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Crime, Thrillers, General, True Crime, Murder
ISBN: 9788875638085
Google: SpVoAwAAQBAJ
editore: Fratelli Frilli Editori
pubblicato: 2012-11-21T19:14:53.672000+00:00


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Il parafanghista abbocca

e io resto all’asciutto

“Sì, caro Ribosio, forse hai ragione” dice Parvopasso gettandomi una giapuneisa, che sarebbe poi una arachide, o nocciolina americana, che catturo al volo con la bocca “forse hai davvero ragione, non ci avevo mai pensato…”.

“Già, hai paura del fuoco e non sopporti il fumo: fuoco e fumo, causa ed effetto…” dice Ribò.

Sono ormai tre giorni che Ribò e Parvopasso hanno preso l’abitudine di tracannarsi un bicchiere di prosecco, prima di cena, qui, nell’ora morta e lenta dell’aperitivo, seduti sotto il pergolato a guardar scorrere il Po. Io, sia chiaro, me ne frego del Po, della luce radente che picchietta il tavolino verde di lentiggini dorate, come ha detto ieri sera uno dei soci in vena di poesia. Io me ne strabatto dell’arietta sottile che mette appetito, a me proprio non interessano queste belinate da morti di sonno, il paesaggio, la pace, la tranquillità, l’ora perfetta… Ma vadano a cagare questi sfrucacazzi che poetizzano: io vorrei soltanto bere un bicchiere di quel maledetto prosecco che Ribò e il parafanghista stanno centellinando. Sì, sì, il parafanghista sarebbe Parvopasso. Lo chiamano così, qui al Saepe et libenter, per sfotterlo. Il soprannome è venuto fuori l’altra sera, alla fine della cena, mentre io, appagato dal contatto mentale con le masse volitive di Marzia, viaggiavo in una specie di ovattato nulla. Già, perché loro, i soci del Saepe et libenter, mica si sono dati da fare come avrebbero dovuto, con Marzia, non sono passati all’azione, e nemmeno hanno provato ad usare il mio metodo telescopico (dove tele sta per lontano, come si sa, e scopico va da sé). No, loro hanno continuato a parlare dei bassi istinti e dell’importanza di farne uso e di quanto siano necessari, e però non hanno fatto altro che parlare, parlare, parlare, con belle frasi e ragionamenti eleganti, in evidente contraddizione e senza mai dare sfogo nemmeno per scherzo a questi benedetti bassi istinti che tanto li appassionavano. E così hanno dimostrato ancora una volta, questi ramolliti parolai, che si parla di ciò che non si possiede: io, per esempio, che possiedo i mignoli, non ne parlo mai, mentre parlerei sempre delle tette, perché non le ho e le tocco poco. E dunque, se loro possedessero i bassi istinti non solo non ne parlerebbero, forse non ne sarebbero nemmeno tanto coscienti, ma li userebbero così, con naturalezza, come si respira. E invece loro hanno continuato a brindare ai bassi istinti rivelando che non li hanno, lasciando perciò Marzia tutta a disposizione dei miei naturali processi animali per quanto virtuali. E infine, dopo tante ciance insulse, tanto per tornare al parafanghista, che se no perdo il filo, hanno dimenticato i bassi istinti e hanno nuovamente preso in mezzo Parvopasso, punzecchiandolo per la sua paura del fuoco, sfottendolo per il fatto che nessuno è mai entrato in casa sua e deridendolo, infine, per la sua clientela…

“Va là, Parvo, lo sanno tutti nel giro degli avvocati che tipo di cause segui. Ti chiamano il parafanghista, no?” ha detto Terzilli, scatenando le risate degli altri.



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